Per non dimenticare!

Per non dimenticare!

Antisemitismo


La persecuzione degli ebrei ha radici nell’anno 70 d.C. quando Tito Flavio, figlio di Vespasiano, dopo un lungo assedio conquistò Gerusalemme e distrusse l’antico tempio ebraico. Gli ebrei, quattro anni prima, si erano rivoltati contro Roma che aveva reagito sconfiggendoli sul loro territorio. I superstiti della battaglia furono deportati e la piccola nazione cancellata dalla geografia politica. Gli ebrei però seppero conservare, anche in condizioni di cattività, la loro identità culturale ed arrivarono ad elaborare una “cultura dell’esilio” che permise la sopravvivenza dell’ebraismo nei secoli. La vittoria sulla Giudea ribelle fu celebrata a Roma, prevalentemente cristiana, con grande spettacolarismo. Per i cristiani divenne fondamentale distinguersi dagli ebrei infedeli all’Impero. A Roma era noto che circa quaranta anni prima a Gerusalemme era stato crocefisso, con l’accusa di sedizione, un ebreo chiamato Gesù. Marco diede un’interpretazione dei fatti: affermò che Ponzio Pilato fu un assertore dell’innocenza di Gesù, ma che non volle interferire nei fatti interni della Giudea ed accusò gli ebrei di averlo ucciso. Gli ebrei diventarono così gli assassini di Gesù. Secondo Marco gli ebrei erano consapevoli della Sua origine divina e fu proprio questo a scatenare la loro ira. Uccidendo Gesù uccidevano Dio. Nel IV secolo Costantino, con l’editto del 313, proclamò il Cristianesimo religione unica di Stato. C’era la necessità di omogeneizzare tutta la popolazione dell’Impero in un’unica religione che servisse da elemento di coesione anche politica. A quel punto diventò indispensabile combattere tutte le religioni diverse da quella cattolica (cioè universale). Dopo il Concilio di Nicea (325) l’opposizione attiva diventò realtà. Il primo provvedimento riguardò la pena di morte per chiunque tentasse di convertirsi dall’ebraismo al cattolicesimo e subito dopo anche per coloro che dal cattolicesimo avrebbero voluto convertirsi al giudaismo. Gli ebrei vennero additati come gli assassini di Gesù e la diaspora spiegata come una punizione divina. Iniziarono presto gli incendi delle sinagoghe in tutto l’Impero, vari eccidi e nuovi provvedimenti legislativi quali il divieto di sposare donne cristiane, di accedere ai pubblici uffici, di costruire sinagoghe. Nei secoli successivi gli ebrei sono stati per alcuni periodi tollerati, per altri perseguitati: momenti di pacifica convivenza si sono alternati con altri d’autentico terrore.
Nell’antichità gli ebrei avevano praticato l’agricoltura, ma nell’Europa medievale era stato loro proibito di possedere della terra. Questo li spinse a concentrarsi nelle città ed a vivere, per paura, raccolti in quartieri che vennero poi chiamati “giudecche”. Nelle giudecche gli ebrei risiedevano spontaneamente, ma dal XVI secolo, secondo lo spirito persecutorio della Controriforma, la residenza divenne coatta e vennero istituiti i “ghetti”, in Italia il primo fu a Venezia nel 1516, questi circondati da mura e porte, accuratamente chiuse durante le ore notturne, furono sorvegliati. All’interno del ghetto la vita non era facile: sovraffollamento e mancanza d’igiene rendevano difficile lo svolgersi delle attività quotidiane, ma nel contempo divenne assai più facile mantenere vive le tradizioni, i riti e gli usi propri del giudaismo. Gli ebrei non potevano svolgere professioni diverse da quella del medico, non potevano possedere beni immobili. Le uniche attività concesse erano quelle che la mentalità medievale disprezzava. Potevano esercitare la compravendita d’abiti usati e il prestito del denaro ad interesse.L’usura (così viene chiamato inizialmente il prestito qualunque sia l’interesse praticato) era considerata peccaminosa e quindi poteva essere praticata solo da coloro che sarebbero stati in ogni caso esclusi dalla salvezza celeste. Per gli ebrei l’unica possibilità di conservare la loro ricchezza inoltre, era di avere la possibilità di portarla con sé e poterla difendere.
Nell’epoca pre-industriale si avvalsero delle ricchezze ebraiche i re di Francia, d’Inghilterra, di Spagna, nobili e meno nobili. Il denaro serviva a finanziare guerre, vita di corte, costruzioni di palazzi, spedizioni esplorative. Normalmente il prelievo avveniva attraverso forme di tassazione particolarmente vessatorie, ma non era raro il caso di arresti di massa cui seguiva la liberazione previo pagamento di ingenti somme. E’ stato fatto ricorso anche a donativi obbligatori o a versamenti esorbitanti per comprare l’incolumità. Gli ebrei venivano accusati sovente di stregoneria, di aver avvelenato i pozzi, di praticare l’omicidio rituale. Il metodo più redditizio resta quello dell’espulsione di tutta la comunità, con conseguente confisca dei beni, come fece, appunto, nel 1182 Filippo Augusto re di Francia. Nel 1290 gli ebrei vennero espulsi dall’Inghilterra; nel 1306 dalla Francia una prima volta; nel 1322, una seconda volta; nel 1394, una terza. Nel 1492 i reali cattolici di Spagna, Ferdinando e Isabella, imposero l’espulsione o la conversione forzata. Duecentomila ebrei abbandonarono la Spagna, dove avevano vissuto per secoli e contribuito in modo determinante al grande periodo di sviluppo economico e culturale, soprattutto nei secoli X e XI sotto dominazione araba. Nel 1496, furono cacciati dal Portogallo e nel 1541 l’avvento del dominio spagnolo determinerà la fine della presenza ebraica in Italia meridionale. Il primo grande eccidio in Italia si ebbe a Napoli nel XIII secolo. Su istigazione del sovrano angioino furono uccise migliaia di persone. A testimonianza del fatto resta nel cuore della città vecchia il vicolo “Scannagiudei”. Altri eccidi si ebbero nel 1474 e per tutto il periodo controriformistico. Se si escludono le stragi naziste, l’ultimo eccidio avvenne a Siena nel 1799. Gli eccidi più gravi non si svolsero in Italia, ma nel centro Europa, inizialmente in occasione della partenza delle Crociate. Nel 1096, con la prima Crociata, in Renania si contano 50mila ebrei uccisi. Nel 1189, con la terza Crociata, vengono massacrati gli ebrei in Austria. Nel 1144 a Norvich, in Inghilterra, si registra la prima "calunnia del sangue" (falsa accusa di sacrifici di bambini cristiani ad opera degli ebrei). Le calunnie del sangue si ripeteranno, scatenando la violenza popolare contro la più vicina comunità ebraica (così, per esempio, a Wurzburg in Germania, nel 1147; a Blois, in Francia, nel 1171; ancora in Francia, a Bray sur Seine, nel 1191). Alla fine del 1200, una calunnia relativa alla presunta profanazione di un’ostia scatenò i contadini al punto da portare al massacro delle comunità ebraiche di Wurzburg e di Norimberga. Nel 1348-50 scoppiò la "peste nera" in Europa e furono quasi scontate le accuse agli ebrei di averla provocata essi stessi: in tutta Europa gli ebrei vennero massacrati (solo a Strasburgo furono bruciati vivi duemila ebrei), al punto che lo stesso papa Clemente VI cercò di intervenire per frenare le violenze. Nel 1389 fu sterminata la comunità ebraica di Praga. Nel 1391 vennero attaccate le sinagoghe in tutta la Spagna cristiana e in tre mesi furono uccisi 50mila ebrei. A partire dal 1478, con l’istituzione della Santa Inquisizione le stragi diventeranno più sistematiche, arricchite da torture, roghi e sequestro di bambini. Nei secoli successivi, è l’Europa orientale il nuovo scenario dei massacri antiebraici. Nel 1648-49 vennero uccisi 100mila ebrei in Ucraina. Nel 1655-56 fu la volta degli ebrei polacchi. Nel 1745 furono espulsi gli ebrei da Praga. Nel 1768 venne annientata la comunità ebraica di Uman, in Polonia. Nel 1791 furono fissate zone di residenza coatta per tutti gli ebrei russi, una sorta di enorme "regione-ghetto". La cruenta tradizione dei grandi massacri proseguirà fino all’inizio del XX secolo. Nelle terre della Russia zarista si avranno il pogrom di Odessa, 300 morti, nel 1905; altre migliaia di ebrei saranno uccisi nei pogrom del 1917, nel mezzo della guerra civile. Saranno queste violenze – così "fuori dal tempo" – che porteranno, fra l’altro, all’emigrazione di milioni di ebrei: in gran parte verso l’occidente e il Nuovo Mondo, in piccola parte verso la Palestina. Nel 1933 Adolf Hitler prende il potere in Germania e dà avvio al folle progetto di sterminio totale degli ebrei. Nel gennaio 1933, la politica razziale nazista, volta ad affermare il dominio della pura razza ariana, a scapito dell’indegno popolo ebraico, traditore e nemico della patria, trovò tragica attuazione, tramite l’emanazione di provvedimenti, tra cui le leggi di Norimberga del 1935, che privavano gli ebrei di ogni diritto civile e politico, costretti a portare, come marchio d’infamia, una stella gialla sul petto. Gli ebrei furono interdetti dagli uffici, dalle libere professioni, dalle scuole ariane, dalle banche; espulsi ed allontanati dalle loro abitazioni, furono rinchiusi in appositi quartieri recintati, i famigerati "ghetti", ove vivevano, praticamente, da reclusi, come appestati, ridotti all’emarginazione, privati di tutti i loro averi, confiscati dall’apparato nazista e sfruttati come manodopera, dietro salari irrisori, nelle industrie del reich. Ma se, in questa fase iniziale, il nazismo operò "solamente" una politica di discriminazione verso i cittadini di sangue ariano, una tragica impennata, verso una vera e propria, sistematica, azione di sterminio, si venne a determinare nel novembre 1938, nella cosiddetta "notte dei cristalli", quando, per vendicare l’uccisione, a Parigi, di un diplomatico tedesco, ad opera di un giovane ebreo, le SS e le SA scatenarono l’inferno: nella notte tra l’8 e il nove novembre, in una sola notte, furono incendiate le sinagoghe, distrutti i negozi ebrei, arrestate e massacrate, in una drammatica spirale di violenza, centinaia di persone; era ormai ben chiaro che Hitler intendesse andare fino in fondo, verso una politica, non solo di persecuzione, come avvenuto nei primi anni, ma, dopo aver pensato e scartato una deportazione di massa in Madagascar, di vero e proprio annientamento, in una "soluzione finale" del problema ebraico, la cui organizzazione venne affidata, il 31 luglio 1941 al comandante della polizia di sicurezza Heydrich.