Per non dimenticare!

Per non dimenticare!

mercoledì 24 gennaio 2018

Gabriele Lavia legge "Se questo è un uomo" di Primo Levi.


Mappa della Memoria


mercoledì 25 gennaio 2017

Il Negazionismo, il mondo mon vi crederà mai!



Il negazionismo è una corrente storica che ha spesso pesanti risvolti politici. Non si limita a reinterpretare determinati fatti della storia in modo contrario a quello comunemente accettato dagli storici, ma si spinge fino a negare la realtà storica di alcune vicende. Un piccolo numero di persone, fin dalla fine della Seconda guerra mondiale, rifiuta il fatto accertato che lo Stato tedesco abbia perseguito una politica di sterminio sistematico nei confronti degli ebrei mediante l’utilizzo di camere a gas. Ritengono poi che la ricostruzione storica condivisa sull’Olocausto sia il frutto della propaganda dai governi alleati per giustificare la guerra a posteriori, oltre agli accordi post-bellici, o per distogliere l’attenzione dai presunti crimini contro l’umanità commessi dagli Alleati stessi. Le tesi principali dei negazionisti, come la non esistenza delle camere a gas e di un piano di sterminio, sono totalmente screditate da un’enorme quantità di documenti, testimonianze e prove materiali: gran parte delle loro argomentazioni discendono da una lettura distorta dei documenti storici e si basa su errori di argomentazione.Il negazionismo, inteso come negazione del genocidio del popolo ebraico e di alcuni altri eventi storici come il genocidio degli armeni è punito, tra gli altri, in Francia, Austria, Belgio, Germania, Svezia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Polonia, Romania ma anche in Canada e Australia.
In Italia con l'approvazione della Legge del 16/06/2016 n° 115, si attribuisce rilevanza penale alle affermazioni negazioniste della Shoah. Reclusione da 2 a 6 anni, nei casi in cui la propaganda, l’istigazione e l’incitamento si fondino «in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra» come vengono definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale.

martedì 26 gennaio 2016

Per non dimenticare!



« Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.» Elie Wiesel. La notte, Firenze: La Giuntina, 1992.

mercoledì 20 gennaio 2016

Rai Scuola - la Shoah

Rai Scuola - la Shoah:
Shoah («tempesta devastante», dalla Bibbia, Isaia 47, 11) termine col quale si suole indicare lo sterminio del popolo ebraico durante il Secondo conflitto mondiale; è vocabolo preferito a 'olocausto' in quanto non richiama, come quest’ultimo, l’idea di un sacrificio inevitabile.
Fra il 1939 e il 1945 circa 6 milioni di Ebrei vennero sistematicamente uccisi dai nazisti del Terzo Reich con l’obiettivo di creare un mondo più ‘puro’ e ‘pulito’ (v. fig.). Alla base dello sterminio vi fu un’ideologia razzista e specificamente antisemita che affondava le sue radici nel 19° sec. e che i nazisti, a partire dal libro Mein Kampf («La mia battaglia») di A. Hitler (1925), posero a fondamento del progetto di edificare un mondo ‘purificato’ da tutto ciò che non fosse ‘ariano’. Alla ‘soluzione finale’ (così i nazisti chiamarono l’operazione di sterminio) si arrivò attraverso un processo di progressiva emarginazione degli Ebrei dalla società tedesca. Le leggi di Norimberga del 1935 legittimarono il boicottaggio economico e l’esclusione sociale dei cittadini ebrei; dal 1938, e in particolare dalla cosiddetta ‘notte dei cristalli’ (8-9 novembre 1938, quando in tutta la Germania le sinagoghe furono date alle fiamme e i negozi ebraici devastati) in poi, il processo di segregazione e repressione subì un’accelerazione che sfociò nella decisione, presa dai vertici nazisti nella Conferenza di Wannsee (gennaio 1942), di porre fine alla questione ebraica attraverso lo sterminio sistematico. Lo sterminio partì dalla Germania, ma si espanse via via con le conquiste del Terzo Reich, colpendo gli Ebrei dei paesi occupati, vale a dire di quasi tutta Europa. Essi furono in una prima fase ‘ghettizzati’, cioè forzosamente concentrati in appositi quartieri delle città (il principale ghetto europeo, per estensione e numero di abitanti, fu quello di Varsavia), e in seguito deportati nei campi di concentramento e di sterminio, costruiti soprattutto in Europa orientale. Ad Auschwitz, Treblinka, Dachau.

lunedì 26 gennaio 2015

Auschwitz 70 anni dopo la liberazione del campo di sterminio


«Arbeit macht frei», di Primo Levi

Come è noto, erano queste le parole che si leggevano sul cancello di ingresso nel Lager di Auschwitz. Il loro significato letterale è «il lavoro rende liberi»; il loro significato ultimo è assai meno chiaro, non può che lasciare perplessi, e si presta ad alcune considerazioni.
Il Lager di Auschwitz era stato creato piuttosto tardi; era stato concepito fin dall’inizio come campo  i sterminio, non come campo di lavoro. Divenne campo di lavoro solo verso il 1943, e soltanto in misura parziale ed in modo accessorio; e quindi credo da escludersi che quella frase, nell’intento di chi la dettò, dovesse venire intesa nel suo senso piano e nel suo ovvio valore proverbiale-morale.
È più probabile che avesse significato ironico: che scaturisse da quella vena di umorismo pesante, protervo, funereo, di cui i tedeschi hanno il segreto, e che solo in tedesco ha un nome. Tradotta in linguaggio esplicito, essa, a quanto pare, avrebbe dovuto suonare press’a poco così: «Il lavoro è umiliazione e sofferenza, e si addice non a noi, Herrenvolk, popolo di signori e di eroi, ma a voi, nemici del terzo Reich. La libertà che vi aspetta è la morte».

In realtà, e nonostante alcune contrarie apparenze, il disconoscimento, il vilipendio del valore morale del lavoro era ed è essenziale al mito fascista in tutte le sue forme. Sotto ogni militarismo, colonialismo, corporativismo sta la volontà precisa, da parte di una classe, di sfruttare il lavoro altrui, ad un tempo di negargli ogni valore umano. Questa volontà appare già chiara nell’aspetto antioperaio che il fascismo italiano assume fin dai primi anni, e va affermandosi con sempre maggior precisione nella evoluzione del fascismo nella sua versione tedesca, fino alle massicce deportazioni in Germania di lavoratori provenienti da tutti i paesi occupati, ma trova il suo coronamento, ed insieme la sua riduzione all’assurdo, nell’universo concentrazionario.

Le non Persone

La questione ebraica: Le deportazioni. Seconda guerra mondiale.